Recensione del film di David Yates Harry Potter e i doni della morte - Parte II
Con Harry Potter e i doni della morte - Parte II si è conclusa anche in ambito cinema la saga di Harry Potter, creata dalla scrittrice J.K. Rowling è ormai celeberrima.
Sfortunatamente, si è conclusa con David Yates dietro la macchina da presa, sarebbe a dire lo stesso regista con cui la qualità dei film di Harry Potter è letteralmente crollata: al discreto Harry Potter e l’Ordine della Fenice era seguito il pessimo Harry Potter e il Principe mezzosangue, e poi il mediocre Harry Potter e i doni della morte - Parte I.
Film decisamente lontani dai livelli dei primi quattro della saga, diretti da Chris Columbus, Alfonso Cuaron e Mike Newell, ritenuti tuttavia più registi per ragazzi, laddove agli ultimi episodi si voleva dare un taglio decisamente più adulto-orrorifico.
Se da un lato si è guadagnato qualcosa in questa direzione, dall'altro lato tuttavia si è perso molto di più tanto nell'atmosfera magica tipica dei romanzi di Harry Potter (e dei primi film), quanto nelle relazioni tra i protagonisti, Harry, Hermione, Ron e amici vari.
Anzi, a dirla tutta alcuni momenti clou dei libri, vere scene madri, sono stati o ignorati da Yates, o resi in modo ridicolo.
Ad ogni modo, ecco la trama: Voldemort si è impadronito del Ministero della Magia, così come della bacchetta di sambuco (la cui storia la Rowling ha raccontanto nel libro esterno alla saga di Harry Potter Le fiabe di Beda il Bardo), mentre la situazione per Harry è a dir poco grigia: costretto alla latitanza, vede i suoi amici e conoscenti cadere uno a uno, si sente impotente nella distruzione degli horcrux e per di più è costretto a litigio con Ron.
Il film è meno lungo di quanto ci si potrebbe attendere dati i precedenti episodi, cosa che comunque non giustifica David Yates nei suoi tagli scriteriati, risultando un film di discreta tensione e spettacolarità, ma decisamente carente nei puoi testè citati.
Complessivamente, il giudizio su Harry Potter e i doni della morte - Parte II è appena sufficiente: la saga di Harry Potter però avrebbe meritato molto di più.
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