Recensione del film di Guy Ritchie Sherlock Holmes
Sherlock Holmes è l'ultimo film di Guy Ritchie, il brillante regista britannico che aveva esordito nel mondo del cinema subito con due pezzi da novanta come Lock & stock e The snatch, salvo poi perdere via maestra e ispirazione con i vari Travolti dal destino e Revolver.
L'ultimo suo lavoro rinverdisce decisamente i fasti delle origini, grazie anche a due protagonisti veramente in parte: Robert Downey Jr. (A scanner darkly, Tropic thunder) e Jude Law (Sleuth, Existenz, lfie, Gattaca, Closer, Parnassus), rispettivamente nelle parti di Sherlock Holmes e di John Watson.
Diciamo subito una cosa: il Sherlock Holmes di Guy Ritchie, ma anche il suo dottor Watson, è ben lontano da quello di Arthur Conan Doyle: il primo anzichè dedicarsi al violino si dedica ai compattimenti, e pare meno sicuro ma al contempo più divertente del suo omonimo letterario, mentre il secondo al contrario è decisamente più carismatico del personaggio su carta, anch'egli peraltro piuttosto dotato nelle scene d'azione.
Sherlock Holmes presenta difatti sia azione che dialoghi arguti, combinazione eccellente, specie se calata in un'ambientazione affascinante come la Londra dell'Ottocento, al contempo affascinante e intrigante.
Sherlock Holmes presenta difatti sia azione che dialoghi arguti, combinazione eccellente, specie se calata in un'ambientazione affascinante come la Londra dell'Ottocento, al contempo affascinante e intrigante.
Il ritmo del film è serratissimo, e allo spettatore veramente non è lasciato il temo di respirare, e la trama interessante e vivace.