Recensione del film di Paolo Virzì La prima cosa bella
La prima cosa bella è l'ultimo film diretto da Paolo Virzì, regista che ho apprezzato molto in Ovosodo e N - Io e Napoleone, un po' meno in Tutta la vita davanti e meno ancora in My name is Tanino e Caterina va in città.
Peraltro, con La prima cosa bella Virzì torna nella sua Livorno, laddove aveva ambientato il suo capolavoro Ovosodo, riproponendo anche una delle sue attrici protagoniste, ossia Claudia Pandolfi.
Sfortunatamente le similitudini con Ovosodo si fermano qui, e anzi La prima cosa bella si discosta parecchio dallo stile di Virzì che ho apprezzato nei film prima citati.
Difatti, si passa da tematiche sociali o politiche affrontate col piglio della commedia brillante, pur se pregna di contenuti importanti, a una storia sentimentaloide, per di più priva proprio dell'umorismo che aveva contraddistinto i precedenti film del regista.
Ma ecco in breve la trama de La prima cosa bella: Bruno e Valeria hanno vissuto un'infanzia piuttosto movimentata e scombussolata a causa del rapporto conflittuale tra la madre Anna e il padre Mario.
Specialmente Anna (interpretata da Micaela Ramazzotti quando giovane e da Stefania sandrelli quando anziana), col suo carattere vivace e incostante, ha dato loro molte preoccupazioni, benchè anche molto affetto.
Alla fine i due (interpretati quando grandi da Valerio Mastandrea e dalla già menzionata Claudia Pandolfi) si riuniranno, dopo anni di lontananta, intorno alla malattia della madre.
Madre che, peraltro, ricorda molto l'Adriana di Io la conoscevo bene, film in cui, però, era Stefania Sandrelli la ragazza vivace e un po' malinconica.
La prima cosa bella di Virzì ha riscosso un certo successo sia di pubblico sia di critica (premi al David di Donatello e ai Nastri d'Argento), tuttavia, come detto, a me non ha convinto, forse per la mia scarsa predilezione per i psico-drammi.
Insomma, personalmente di Paolo Virzì vi consiglio Ovosodo e N - Io e Napoleone, a mio avviso film ben più riusciti.