Recensione del film Cous cous
Cous cous è un film di Abdellatif Kechiche, regista tunisino noto per le sue storie di tipo "etnico", incentrate sulla spesso difficile realtà degli arabi impiantati in Francia.
Un film e un tema certo particolare, come particolari e poco conosciuti peraltro sono stati gli ultimi film che ho recensito (si pensi a Sogni di Akira Kurosawa, Vai e vivrai di Radu Mihaileanu, Il grande sonno di Howard Hawks).
Ecco in breve la trama di Cous cous: Slimane è un sessantenne di origine araba che lavora al porto di Sète, piccolo centro vicino Marsiglia, come manovale e riparatore di barche.
Un po' per lo scarso lavoro e un po' per la sua età, tuttavia, di fatto è spinto a licenziarsi, fatto che lo porta a intraprendere una nuova attività: aprire un ristorante su un'imbaracazione ormeggiata al molo.
Le difficoltà sono però tante: da un lato la burocrazia francese, e dall'altro le incomprensionii familiari, visto che Slimane ha una situazione complicata anche su quel versante: la sua ex moglie sarebbe la cuoca del ristorante, mentre la figlia della sua attuale compagna il suo braccio destro nel progettare l'impresa.
E proprio il rapporto con la sua figliastra Rym costituisce a mio avviso l'unico motivo degno di nota del film, altrimenti noioso e chiassoso senza motivo.
Proprio la ragazza (interpretata da Hafsia Herzi, giovane attrice di cui probabilmente sentiremo ancora parlare) è il personaggio più interessante di Cous cous, che altrimenti propone dialoghi privi di interesse e piuttosto sciatti, come poco interessante è la storia nel suo complesso, a tratti anzi noiosa.
Il finale, poi, pare del tutto improbabile e fittizio.
Anche se, a dirla tutta, non l'hanno pensata così coloro che hanno fatto vincere a Cous cous il Leone d'argento a Venezia, ossia ils econdo premio per importanza dopo il Leone d'oro.
Questione di gusti, dunque... di mio, consiglio Cous cous solo agli amanti dei dramma un po' popolani, oppure a coloro che apprezzano le ambientazioni sociali per noi un po' esotiche.