Recensione del film di Murnau Faust
Faust è uno dei film in assoluto più famosi della storia del cinema, insieme a pochi altri casi come Metropolis di Fritz Lang, La guerra dei mondi di Orson Wells o Nosferatu dello stesso Friedrich Murnau.
Peraltro, chi segue Cinema e film da tempo sa che ogni tanto ripesco dal passato, che siano anni 60 o anni 20 come in questo (1926, per la precisione).
Nella recensione di Metropolis ero stato molto sincero: prima di vedere il film non avrei pensato che un film muto e così datato avrebbe potuto coinvolgermi tanto, dato che, da spettatore del nuovo millennio, sono abituato a un certo livello di elementi visivi e uditivi. E invece Metropolis mi ha appassionato, tra l'altro dimostrandosi storia molto attuale.
Stesso discorso per Faust: si tratta di film muti, è vero, e peraltro recitati in modo veramente old style, più da teatro che non da cinema, ma in fin di conti variare un po' ci fa bene, e il film ha contenuti e qualità, pur soffrendo inevitabilmente sul versante tecnonollogico-estetico.
Ecco in breve la trama di Faust, racconto popolare tedesco reso famoso prima su carta da Goethe e poi su schermo dallo stesso Murnau: un arcangelo promette a Mefisto (o Mefistofele, ossia il diavolo) la Terra intera se questi saprà portare dalla sua parte Faust, un anziano studioso noto per la sua saggezza e il suo altruismo.
Mefisto ci si mette dunque di buona lena, e in effetti qualcosa ottiene: pian piano Faust si fa prendere la mano, accecato dai desideri di potere e fama.
Poi però...
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