venerdì 19 novembre 2010

La trappola del talento: eccellente testo di automiglioramento di Geoff Colvin!

La trappola del talento è il libro che andiamo ad esaminare oggi.

Si tratta, peraltro, di uno dei testi di automiglioramento di maggior successo degli ultimi anni, con molti riscontri e vendite importanti.

Il suo autore è Geoff Colvin, il quale parte da una domanda di partenza: se è vero che il talento, come l'intelligenza, è genetico e innato come sostengono alcuni, come mai molte persone di grande talento e intelligenza non hanno successo nella vita (anzi, il talento inattuato è persino proverbiale, come sottolinea Donald Trump in Pensa in grande e manda tutti al diavolo)?

E come mai altre persone decisamente poco brillanti di successo ne hanno in abbondanza?

E come mai molti passano da una categoria all'altra anche in modo repentino?

Evidentemente, ci sono delle altre variabili da tenere in considerazione oltre il qi, come evidentemente è possibile educarsi sulla strada dell'eccellenza e del successo (gente come Mozart o Tiger Woods, dice l'autore, ha conseguito l'eccellenza nel proprio campo grazie all'impegno e alla perseveranza, non per grazia divina).

In questa direzione, Colvin descrive l' "esercizio intenzionale", un esercizio impegnativo ma che garantisce di imboccare il sentiero del miglioramento e del successo personale, tanto nel lavoro quanto nella vita.

La trappola del talento si rivela un manuale completo, ricco nella teoria e nella pratica, di grande utilità, nonostante alcune parti poco chiare e lineari.


Fonte: http://pnlapprendimentosviluppopersonale.blogspot.com/2010/11/la-trappola-del-talento-geoff-colvin.html

Happy feet: film di animazione o satira sociale?

Personalmente non amo troppo i film in stile Disney, e non solo per le diverse cause legali su contenuti subliminali di tipo sessuale in cui è stata coinvolta (per chi non lo sapesse, Disney era un massone di alto grado), ma, molto più banalmente, per il genere un po' infantiloide-sempliciotto.

In tal senso, apprezzo molto di più l'animazione giapponse, decisamente più matura e all'avanguardia (Miyazaki è inarrivabile), oppure alcune produzioni occidentali di nicchia (e infatti poco conosciute), come I figli della pioggia (che poi Avatar ha ripreso in parecchi punti), Azur e Asmar, Kirikù e la strega Karabà.

Il film di animazione di oggi, pure, mi ha colpito in positivo: parlo di Happy feet.

Difatti, dietro le numerose gag visive, gli accenti esotici e le canzoni (talmente tante che in effetti è quasi un musical), sta un profondo significato di critica sociale, posto che il film tratta tematiche come il razzismo e la diversità, l'apertura mentale e i condizionamenti religiosi e culturali.

Anzi, se devo essere onesto mi ha ricordato il celebre libro di crescita personale Il gabbiano Jonathan Livingston... ma con i pinguini al posto dei gabbiani.

Il protagonista del film è il pinguino imperiale Mambo, il quale a differenza degli altri pinguini è dotato non per il canto, ma per il ballo, cosa che scatenerà tutta una serie di eventi che porteranno a una grande rivoluzione culturale di tutto il suo gruppo.

Tecnicamente il film è molto ben fatto, godibile tanto nell'estetica quanto nella parte acustica; e, come detto, il suo significato metaforico ne arricchisce ulteriormente il valore.



Fonte: http://foscodelnero.blogspot.com/2010/11/happy-feet-george-miller-ii-film.html