lunedì 7 novembre 2011

Il profeta: ottimo audiolibro tratto dal capolavoro di Kahlil Gibran!

Recensione dell'audiolibro tratto dal romanzo di Kahlil Gibran Il profeta



Di recente ho recensito un audiolibro tratto da un grande classico della spiritualità, e precisamente Il gabbiano Jonathan Livingston, un prodotto veramente ben curato che ripropone tutta la magia e la profondità del testo originario.

Ho dunque fatto il bis con un altro audiolibro della collana di Verdechiaro Edizioni, curata da Paola Giovetti e affidata alla voce di Enzo Decaro: anche in questo caso siamo di fronte a un grande classico, trattandosi de Il profeta di Kahlil Gibran.

Forse, anzi, il testo in questione si presta meglio all'esecuzione di un audiolibro dato che a parlare è un'unica voce, e che non vi è nemmeno l'esigenza di effetti sonori di fondo (vi è qualcosa, ma parva res).

Quanto all'importanza dei contenuti, quella è rimasta inalterata, ed emerge con forza dalle risposte che il profeta Almustafà dà agli abitanti dell'isola che si sta accingendo a lasciare dopo tanti anni.

Tali risposte vertono su argomenti comuni e al tempo stesso fondamentali, come il lavoro, l'amore, la giustizia, i figli, il denaro, la libertà, la ragione, il piacere, l'amicizia, etc.

Come nel caso dell'audiolibro tratto dal romanzo di Richard Bach, anche co Il profeta di Kahlil Gibran è stato fatto un ottimo lavoro: un'occasione in più per averne esperienza, tanto nella comodità di casa propria, quanto nei tempi dei trasporti in macchina, dello sport, etc (un ottimo modo per valorizzare al meglio il proprio tempo!).



Fonte della recensione dell'audiolibro tratto dal romanzo di Kahlil Gibran Il profeta

Robocop: un film cult che vale la pena vedere?

Recensione del film Robocop



Robocop è un film che non avevo mai visto, fatto che costituiva una grave lacuna per un appassionato di film fantastici, trattandosi di un vero e proprio film culto degli anni 80.

Tuttavia, non mi ha mai ispirato, e l'ho sempre visto come un fratello povero di Terminator.

Il regista è Paul Verhoeven I, regista assai famoso in quegli anni, grazie a pellicole d'effetto come lo stesso Robocop, Basic instinct, Starhip troopers, Showgirls.

Elementi in comune tra i film: azione e sensualità, elementi con cui evidentemente Verhoven ha deciso di colpire il pubblico.

Azione e violenza, occorre precisare, almeno nel caso di Robocop, che è ambientato in un prossimo futuro in cui il tasso di criminalità è altissimo e in cui la polizia, per farvi fronte, ha deciso di portare avanti l'esperimento di un poliziotto cyborg, nato dal cadavere di un poliziotto appena morto durante il servizio.

Da qui un crescendo rossiniano di azione e violenza, per l'appunto, col cyborg Robocop alle prese con una banda di gangster.

Robocop, alla fine della fiera, si riassume tutto nel binomio appena citato, visto che altro non c'è oltre che azione, violenza ed effetti speciali allegati.

Dialoghi e personaggi sono tutt'altro che memorabili, la fotografia del film non è certo spettacolare.

Alla fine, il mio istinto non aveva torto, nel senso che davvero Robocop è il fratello povero di Terminator (film ben più riuscito), e probabilmente, almeno ai miei occhi, non vale la pena vederlo.


Fonte della recensione del film Robocop